a cura 
            di G. Di Leone e M. Di Leo
-  
    
 
L’Omeopatia è un metodo clinico e terapeutico 
      che consiste nel curare i pazienti basandosi sull’applicazione del 
      principio di similitudine ed utilizzando medicinali a dosi estremamente 
      diluite o infinitesimali. 
 In quanto metodo clinico – terapeutico, l’omeopatia può 
      essere praticata esclusivamente da laureati in medicina e chirurgia.
 Il principio di similitudine parte dal presupposto che tutti i medicinali 
      che vengono utilizzati in omeopatia siano stati preventivamente studiati, 
      raccogliendo attentamente nelle cosiddette “patogenesi” tutti 
      gli elementi che emergono nel corso della loro sperimentazione, del loro 
      impiego clinico – terapeutico ed in relazione alle conoscenze tossicologiche 
      già disponibili.
 La conoscenza di questi elementi, consente al Medico Omeopata di curare 
      con ciascun farmaco omeopatico pazienti che mostrino sintomi simili a quelli 
      contenuti per i singoli medicinali nella sua “patogenesi” (applicando 
      così il principio di similitudine), utilizzandoli a dosi infinitesimali 
      (cioè estremamente diluite).
 
 
 
-  
    
Come si pone il medico esperto in Omeopatia nei confronti 
      della medicina cosiddetta convenzionale? 
Il Medico Omeopata è innanzitutto un medico, laureato 
      presso le Facoltà universitarie, abilitato alla professione medica 
      e regolarmente iscritto agli Ordini dei Medici, e, nella maggioranza dei 
      casi, anche in possesso di una o più specializzazioni. Nel suo regolare 
      corso di studi questo sanitario ha appreso, e adotta nella sua pratica clinica, 
      tutti i rudimenti dell’arte medica (dalla prevenzione, alla diagnosi, 
      alla cura fino alla riabilitazione) ed è tenuto, come ogni medico, 
      ad un costante aggiornamento.
 Rispetto al medico cosiddetto “convenzionale”, il Medico Omeopata 
      ha proseguito la sua formazione approfondendo le sue conoscenze anche verso 
      altre modalità di approccio del paziente ed altre possibilità 
      terapeutiche. Anche in questo caso al professionista viene richiesto un 
      attento e costante aggiornamento, specifico nei confronti della medicina 
      omeopatica.
 In conclusione, a parere di questa Società Medico Scientifica, il 
      Medico Omeopata deve operare sempre e comunque a vantaggio del bene primario 
      rappresentato dalla salute del proprio paziente, perseguendo questo obiettivo 
      primario attraverso una costante integrazione fra le differenti metodiche 
      terapeutiche e scegliendo in ciascun caso il migliore approccio.
 
 
 
-  
    
Come funziona l’omeopatia? 
Nonostante i costanti studi scientifici che sono ormai 
      in corso da parecchi anni il meccanismo di azione del medicinale omeopatico 
      non è ancora chiarito. 
 Il meccanismo con cui il rimedio omeopatico funziona potrebbe essere legato 
      al fatto che esso ha in sé il quadro della malattia, in quanto la 
      può provocare nel soggetto sano in corso di sperimentazione. Somministrando 
      il medicinale al soggetto malato quindi, si pone l’organismo di nuovo 
      a confronto con il quadro morboso, offrendogli una seconda “chance” 
      per una opportuna reazione, dimostratasi inadeguata nella precedente occasione 
      con la conseguenza del manifestarsi della malattia.
 Le recenti scoperte nel campo della immunologia potrebbero avvalorare l’ipotesi 
      che la reazione di autoguarigione indotta nell’organismo ammalato 
      dal medicinale omeopatico possa essere avviata da una interazione tra il 
      medicinale e il sistema immunitario del paziente (per ulteriori approfondimenti 
      consultare gli atti del III° Convegno nazionale SIOMI, dal titolo “La 
      complessità in medicina”, tenutosi a Firenze dal 5 al 7 Marzo 
      2004).
 Per tale ragione l’Omeopatia non deve essere intesa come una medicina 
      sostitutiva, bensì come una medicina “di stimolo”.
 
 
 
-  
    
Esistono studi scientifici che convalidano l’omeopatia? 
Premesso che la medicina omeopatica è una medicina 
      sperimentale per definizione, in quanto si basa sulla conoscenza dei dati 
      sperimentali, clinici e tossicologici dei farmaci utilizzati a fini terapeutici, 
      nel secolo scorso si è sviluppata una ricerca scientifica in omeopatia 
      che ha dato luogo a svariate pubblicazioni, non solo su riviste specializzate 
      del settore ma anche su riviste scientifiche “convenzionali” 
      di fama internazionale.
 La ricerca ha seguito due filoni fondamentali:
 • la cosiddetta ricerca di base, finalizzata a dimostrare l’attività 
      biologica dei medicinali omeopatici e delle dosi infinitesimali ed il loro 
      meccanismo biologico. Le più recenti e le più significative 
      ricerche, in questo ambito, hanno seguito la via della biologia (anche se 
      altri interessanti studi hanno utilizzato la fisica e modelli biomatematici).
 • La ricerca clinica, finalizzata a dimostrare l’efficacia del 
      metodo omeopatico o l’efficacia di un particolare medicinale omeopatico 
      per una specifica patologia.
 Attualmente, rivestono inoltre un particolare significato le cosiddette 
      meta - analisi, che confrontano i dati derivanti da un insieme di studi 
      scientifici pubblicati sulle varie riviste (o presentati in occasione di 
      importanti convegni), arrivando a conclusioni relative alla qualità 
      delle sperimentazioni effettuate e all’affidabilità dei risultati, 
      ed effettuando una valutazione statistica sull’insieme dei dati desumibili 
      dalle differenti sperimentazioni analizzate.
 Vale la pena di ricordare:
 • la meta – analisi di J. Kleijnen et al., pubblicata nel 1991 
      dal British Medical Journal che conclude (riferendosi a 96 diverse pubblicazioni 
      scientifiche in ambito omeopatico) affermando che “È sbagliato 
      dire che l’omeopatia non è stata valutata secondo il metodo 
      moderno di studi controllati”;
 • la meta – analisi di K. Linde et al., pubblicata nel 1997 
      su The Lancet, che dopo avere analizzato 89 studi, conclude affermando che 
      i risultati ottenuti “non sono compatibili con l’ipotesi secondo 
      cui gli effetti clinici dell’omeopatia sarebbero unicamente effetti 
      placebo” e che “È opportuno proseguire le ricerche in 
      omeopatia in modo rigoroso e sistematico”.
 Altre interessanti meta – analisi (fra le tante) sono state pubblicate 
      nel 2000 da Huntley A. su “Thorax”, da Hackman R. su “J. 
      Asthma” e da Cucherat M. su “Eur. J. Clin. Pharmacol”.
 Nonostante il conforto di queste ricerche vi è ancora molto da studiare 
      e da comprendere . La ricerca in questo ambito è ostacolata non solo 
      dalla particolarità della materia in esame (che rende non sempre 
      agevole il rispetto di tutti i canoni predefiniti dalla comunità 
      scientifica internazionale) quanto, e soprattutto, dalle scarse risorse 
      economiche disponibili in questo settore.
 
 
 
-  
    
Perché l’omeopatia non è ancora stata 
      riconosciuta dalla medicina “ufficiale”? 
Le principali critiche che vengono mosse dalla cosiddetta 
      medicina “ufficiale” all’omeopatia sono:
 la mancata conoscenza del meccanismo di azione dei medicinali omeopatici;
 l’estrema diluizione dei farmaci omeopatici che porta a ritenere, 
      in diversi casi, che non sia presente nessuna molecola del principio attivo 
      del farmaco nel medicinale prescritto.
 Tuttavia la ricerca scientifica fino ad ora effettuata e l’esperienza 
      clinica maturata in tutto il mondo in oltre 200 anni di pratica medica (in 
      Italia per esempio operano più di 7000 medici esperti in omeopatia 
      e circa 6 milioni di cittadini utilizzano i medicinali omeopatici) dimostrano 
      l’efficacia di questa metodica terapeutica.
 
 
 
-  
    
L’efficacia delle terapie omeopatiche può 
      essere legata all’effetto placebo? 
Il cosiddetto effetto placebo, che indica una guarigione 
      o un miglioramento determinato da un condizionamento psicologico del paziente 
      e che non è in realtà collegabile ad alcun effetto terapeutico 
      del medicinale, è in qualche misura sempre presente nelle guarigioni 
      anche nella medicina cosiddetta “ufficiale”.
 Spesse volte, anche solo il colloquio con un medico di cui gode fiducia, 
      determina miglioramenti anche significativi nel paziente (il cosiddetto 
      “effetto taumaturgico” del medico, meglio conosciuto come “effetto 
      Hawthorne” dal nome dell’autore che per primo lo ha descritto).
 Come già spiegato in precedenza, allo stato attuale non si conosce 
      il meccanismo di azione del medicinale omeopatico, ed è altresì 
      presumibile che anche in questa metodica terapeutica, come d’altronde 
      in qualsiasi specialità medica, vi sia un qualche contributo dell’effetto 
      placebo.
 Non può peraltro spiegarsi tutto in maniera così semplicistica! 
      Non si riuscirebbe altrimenti a comprendere l’efficacia delle terapie 
      omeopatiche nei lattanti (che risultano difficilmente condizionabili dal 
      punto di vista psicologico), in medicina veterinaria, o finanche nel germe 
      di grano!
 
 
 
-  
    
L’omeopatia cura con le erbe? 
È errato affermare che l’omeopatia curi con 
      le erbe. Questa affermazione determina confusione con altre pratiche terapeutiche 
      come la fitoterapia, la gemmoterapia o l’utilizzo di infusi o decotti 
      erboristici, assolutamente degne di rispetto ma decisamente differenti dall’omeopatia.
 I medicinali omeopatici vengono estratti, attraverso procedimenti assolutamente 
      codificati dalle principali farmacopee europee e verificati nei laboratori 
      farmaceutici, non solo dal mondo vegetale ma anche da quello animale e da 
      quello minerale. Non si tratta quindi mai di prodotti di sintesi.
 Quello che differenzia inoltre il medicinale omeopatico sono l’estrema 
      diluizione e la cosiddetta dinamizzazione.
 I medicinali omeopatici subiscono un procedimento di diluizione tanto spinta 
      che talvolta diventa molto improbabile ritrovare, attraverso le attuali 
      tecniche farmacologiche, anche solo una molecola del principio attivo originario. 
      Durante questo processo di diluizione, i medicinali omeopatici subiscono 
      anche una costante dinamizzazione (vengono cioè costantemente sottoposti 
      a scuotimenti la cui intensità e durata sono predeterminati) che 
      ha l’effetto probabilmente di indurre nuovi legami fisici, chimici 
      ed elettromagnetici che assicurano verosimilmente (attraverso un meccanismo 
      ancora non precisamente noto) l’effetto terapeutico.
 Affermare pertanto che l’omeopatia curi con le erbe è errato 
      sia perché i suoi medicinali non derivano solo dal mondo vegetale, 
      che per le peculiari caratteristiche di tali farmaci.
 
 
 
-  
    
Posso consigliare la mia stessa cura omeopatica alla mia 
      amica che soffre dei miei medesimi disturbi? 
La peculiarità e la forza della terapia omeopatica 
      consiste nell’essere assolutamente individualizzata. Quando il Medico 
      Omeopata prescrive una terapia, la studia per quello specifico paziente, 
      che presenta un suo particolare modo di essere e di reagire ed una sua peculiare 
      modalità di risposta agli stimoli esterni (sia positivi che, in particolar 
      modo, negativi).
 A differenza delle terapie “cosiddette convenzionali”, che vengono 
      prescritte solitamente “contro” qualche cosa (contro il dolore, 
      contro uno specifico sintomo, contro un agente patogeno esterno come batteri 
      o virus, ecc.), le terapie omeopatiche vengono prescritte per favorire la 
      reazione individuale dell’organismo alla malattia. Queste terapie, 
      in buona sostanza, aiutano e stimolano l’organismo a sviluppare le 
      proprie risposte.
 Ne consegue che queste terapie sono assolutamente individualizzate e, a 
      parità di patologia e di sintomi, non è affatto detto che 
      assicurino le stesse risposte in persone diverse.
 Ad ogni paziente corrisponde la propria terapia!
 
 
 
-  
    
Devo rinunciare all’uso dei farmaci convenzionali 
      durante una cura omeopatica? 
Non vi è una controindicazione all’uso contemporaneo 
      di farmaci omeopatici e terapie tradizionali, anzi viene ricercata, ove 
      è possibile e ove necessario, una opportuna integrazione. Uno degli 
      obiettivi delle cure omeopatiche è comunque quello di ridurre, magari 
      in maniera graduale, l’uso di terapie “convenzionali”, 
      sempre tenendo ben presente le condizioni cliniche del paziente. Sarà 
      comunque sempre il medico a valutare, insieme al paziente, se e quando ridurre 
      o eliminare del tutto l’uso di terapie convenzionali. 
 
 
-  
    
È vero che la cura omeopatica può causare 
      un aggravamento iniziale dei sintomi? 
Sì, qualche volta può succedere, anche se 
      questa eventualità è molto rara e comunque, se determinata 
      dal rimedio omeopatico, è rapidamente seguita da un miglioramento 
      e alle volte dalla completa guarigione del paziente. Il cosiddetto aggravamento 
      omeopatico è sempre autolimitante e non va confuso con un aggravamento 
      persistente segno di una malattia in progressione. La mancata comparsa dell’aggravamento 
      omeopatico inoltre non significa che la cura prescritta non sia ugualmente 
      efficace. 
 
 
-  
    
Se assumo inavvertitamente un quantitativo superiore di 
      medicinale omeopatico rispetto a quello prescritto, devo preoccuparmi? 
No, perché l’effetto del farmaco non è 
      in relazione alla quantità del preparato, ma alla sua qualità, 
      determinata, a sua volta, dalla sua preparazione. In sintesi è possibile 
      ipotizzare una azione di tipo energetico indipendente dalla quantità 
      di sostanza introdotta nell’organismo. Non è mai necessario 
      contattare un servizio di tossicologia, neanche se un bambino ha accidentalmente 
      ingerito un intero tubetto omeopatico!  
 
 
-  
    
Se il farmacista non dispone della diluizione prescritta, 
      posso prenderne un’altra vicina? 
Il cambio della diluizione è una prerogativa che 
      deve essere indicata esclusivamente dal medico omeopata, per cui, se il 
      farmacista non dispone della diluizione prescritta (ma questa eventualità 
      oggi è molto rara) è indispensabile chiamare il medico che 
      ha prescritto il farmaco e concordare direttamente con lui il da farsi. 
 
 
-  
    
Il mio medico curante deve essere informato che mi curo 
      omeopaticamente? 
La collaborazione tra i medici che curano lo stesso paziente 
      è indispensabile al di là della metodologia utilizzata, per 
      cui è importante informare il proprio medico curante di essere sottoposto 
      ad una terapia omeopatica, come d’altra parte è necessario 
      informare il medico omeopata se si è sottoposti a terapie convenzionali. 
 
 
-  
    
È vero che la medicina omeopatica agisce lentamente? 
Le risposte al rimedio omeopatico dipendono dalle condizioni 
      cliniche del paziente, ma anche dalle capacità del medico di individuare 
      il giusto medicamento. In ogni caso i tempi di attesa di una risposta alle 
      cure omeopatiche, devono essere ragionevolmente rapide e in relazione al 
      tipo di patologia. In generale si può affermare che più è 
      acuta un’affezione e più rapida dovrà essere la risposta. 
      Nelle patologie croniche si può attendere sino a un paio di mesi 
      per un miglioramento rilevabile. 
 
 
-  
    
Esiste un elenco di medicinali omeopatici di pronto soccorso 
      che conviene sempre tenere in casa? 
Premesso che la terapia omeopatica è una terapia 
      individualizzata per ciascun paziente, è comunque opportuno avere 
      in casa medicinali che hanno azione soprattutto in patologie acute. 
 Tali farmaci possono risolvere, dietro consiglio telefonico dell’omeopata 
      che ha in cura il paziente, alcune situazioni di emergenza di minore rilievo 
      e, comunque, consentono un primo approccio in attesa della visita del medico.
 Può pertanto essere consigliabile avere in casa almeno i seguenti 
      medicinali (che, è bene rammentare, devono essere assunti “solo” 
      dopo prescrizione del medico):
 
 • Aconitum napellus 5 CH
 • Antimonium crudum 5 CH
 • Antimonium tartaricum 7 CH
 • Apis mellifica 5 CH
 • Arnica montana 15 CH
 • Belladonna 5 CH
 • Bryonia alba 5 CH
 • Cantharis 5 CH
 • Chamomilla 15 CH
 • Colocynthis 30 CH
 • Hepar sulfur 15 – 30 CH (tubi dose)
 • Ignatia amara 9 CH
 • Ipeca 5 CH
 • Magnesia phosphorica 15 CH
 • Mercurius solubilis 5 CH
 • Rhus toxicodendron 5 CH
 
 
 
-  
    
Il mio medico curante ha detto che gli omeopati prescrivono 
      solo acqua fresca. Lei che ne pensa? 
L’omeopatia è una metodica clinico-terapeutica 
      che ha una tradizione di quasi due secoli. Migliaia di medici l’hanno 
      praticata e la praticano tutt’oggi e milioni di pazienti hanno avuto 
      e continuano ad avere benefici dall’uso di questi farmaci in tutti 
      i Paesi del mondo. Solo in Italia, che non è una nazione in cui si 
      utilizza molto questa terapia, sono 7000 i medici che prescrivono rimedi 
      omeopatici e l’8,2% della popolazione si cura con essi. Con un po’ 
      di umiltà ogni medico potrebbe avvicinarsi ad una metodica che lo 
      arricchirebbe e che potrebbe arrecare tanto sollievo ai suoi pazienti. 
 
 
-  
    
Chi può prescrivere i medicinali omeopatici? 
Come per qualsiasi approccio terapeutico, è necessario 
      che anche i medicinali omeopatici siano prescritti da un medico, il quale 
      dovrà preventivamente effettuare un corretto approccio diagnostico 
      e quindi operare, “secondo scienza e coscienza”, la scelta terapeutica 
      più opportuna.
 È indispensabile diffidare di prescrizioni che non siano effettuate 
      da laureati in medicina e chirurgia o odontoiatria, secondo i canoni della 
      corretta prassi (su ricettario intestato e sottoscritti dal medico di fiducia).
 
 
 
-  
    
Come si assumono i medicinali omeopatici? 
I medicinali omeopatici vengono principalmente, ma non 
      esclusivamente, venduti in TUBI GRANULI e DOSE GLOBULI. Nel caso dei granuli, 
      il medicinale si assume, nella diluizione prescritta dal medico, lasciando 
      disciogliere, possibilmente sotto la lingua, il numero dei granuli prescritti. 
      È buona norma non toccare con le mani i granuli, versandoli nel tappino 
      della confezione prima di passarli direttamente in bocca.
 Analogo discorso vale anche per la dose GLOBULI, con la differenza che il 
      contenuto di questo tubo deve essere direttamente vuotato in bocca, dove 
      viene lasciato disciogliere possibilmente sotto la lingua.
 In pediatria, in particolar modo nel caso di lattanti, si può sciogliere 
      il medicinale in un dito di acqua tiepida naturale, non gasata.
 Quando è possibile, è consigliabile mantenere in bocca il 
      medicinale per qualche secondo, al fine di facilitare l’assorbimento 
      attraverso la mucosa orale.
 È di norma consigliabile, tranne diverse indicazioni del proprio 
      medico, assumere i medicinali omeopatici almeno un quarto d’ora prima 
      dei pasti e a distanza da sostanze particolarmente spezziate o aromatizzate 
      (menta, canfora, caffè, ecc.), che possono inibire gli effetti terapeutici 
      dei medicinali omeopatici. Per la stessa ragione, è consigliabile 
      assumere questi medicinali a distanza dall’uso di dentifricio.
 Esistono anche altre forme farmaceutiche prescritte dai Medici Omeopati 
      (gocce, colliri, sciroppi, supposte, fiale bevibili) che devono essere assunte 
      sempre nel più rigoroso rispetto delle indicazioni del proprio medico.
 
 
 
-  
    
I medicinali omeopatici hanno effetti collaterali? 
Come qualsiasi medicinale, anche quelli omeopatici possono 
      avere qualche piccolo effetto collaterale. Rispetto ai cosiddetti “medicinali 
      convenzionali”, gli effetti collaterali dei farmaci omeopatici hanno 
      però minore gravità e durata e sono, di solito, facilmente 
      reversibili.
 In alcuni casi è poi possibile che si verifichi un iniziale lieve, 
      fugace e del tutto transitorio aggravamento della sintomatologia. Questo 
      tipo di aggravamento, caratterizzato dalla fugacità e benignità 
      delle manifestazioni, non è un “effetto collaterale” 
      in senso stretto e può essere interpretato in maniera positiva, rappresentando 
      la manifestazione della reazione “positiva” dell’organismo 
      del paziente al farmaco assunto.
 
 
 
-  
    
I medicinali omeopatici hanno una scadenza? 
La scadenza dei medicinali omeopatici è stabilita 
      per legge ed è fissata a cinque anni, anche se teoricamente questi 
      farmaci, se ben conservati, potrebbero avere una scadenza decisamente superiore. 
 
 
-  
    
Quali sono le forme farmaceutiche dei medicinali omeopatici? 
I medicinali omeopatici vengono venduti prevalentemente 
      sotto forma di tubi contenenti granuli composti da una supporto di saccarosio 
      e lattosio imbevuto nella sostanza prescritta dal medico. In altri casi 
      vengono prescritte le cosiddette dosi globuli, il cui contenuto, rappresentato 
      da globuli di dimensioni più piccole rispetto ai granuli, ma realizzato 
      con le stesse sostanze, deve essere utilizzato come una dose unica ed assunto 
      tutto in una volta.
 Esistono in commercio anche altre forme farmaceutiche, come colliri, gocce, 
      sciroppi, supposte e fiale bevibili.
 
 
 
-  
    
Come si svolge la visita omeopatica? 
Possiamo schematicamente suddividere la visita omeopatica 
      in due parti. Nel corso della prima parte il Medico Omeopatico ha un approccio 
      cosiddetto “convenzionale”, con una normale raccolta dei dati 
      anamnestici e della storia clinica del paziente, un regolare ed approfondito 
      esame obiettivo, la prescrizione di eventuali accertamenti diagnostici (ad 
      es. esami di laboratorio, esami strumentali, accertamenti radiologici, ecc.), 
      e la formulazione di una diagnosi.
 La seconda parte della visita omeopatica è finalizzata ad una più 
      approfondita conoscenza non solo, e non tanto, di “quella malattia 
      in quel malato”, quanto, e soprattutto, di “quel malato con 
      quella malattia”. L’attenzione si sposta, in altre parole, sul 
      paziente, sul suo modo di essere e di reagire, sia durante le sue fasi di 
      equilibrio psico – fisico, che in relazione agli scompensi indotti 
      dalla malattia.
 Il confronto e l’integrazione fra le due parti della visita omeopatica 
      porteranno il medico alla scelta della terapia più opportuna per 
      “quel” paziente.
 
 
 
-  
    
La medicina omeopatica è una medicina preventiva? 
L’approccio omeopatico consente al medico talvolta 
      di intuire quali siano le patologie alle quali il paziente è più 
      predisposto, ancora prima che queste si manifestino (non rappresentando 
      tuttavia questa una “vera” medicina preventiva). È evidente 
      peraltro che la predisposizione ad una malattia, non corrisponde alla certezza 
      assoluta che questa malattia prima o poi comparirà.
 In conseguenza pertanto dei dati che possono emergere nel corso della visita 
      omeopatica, il medico può suggerire al proprio paziente una serie 
      di elementi (di ordine dietetico, igienico o terapeutico) utili per prevenire 
      quelle patologie alle quali sembrerebbe predisposto.
 
 
 
-  
    
La terapia omeopatica è efficace nei bambini? 
I bambini sono i pazienti che spesso si avvantaggiano 
      di più dall’uso dei farmaci omeopatici, e questo per diverse 
      ragioni :
 a) sono soggetti che rispondono meglio perché meno “inquinati” 
      da altre terapie;
 b) accettano ben volentieri una terapia non traumatica e facilmente somministrabile;
 c) l’omeopatia è una terapia che rispetta il loro sistema immunitario 
      in maturazione, anzi cerca di equilibrarne le risposte;
 d) l’omeopatia è una terapia che limita il fenomeno dell’antibioticoresistenza 
      o gli effetti collaterale indotti da medicinali non perfettamente tollerati.
 
 
 
-  
    
La terapia omeopatica ha controindicazioni in corso di 
      gravidanza? 
Spesso i farmaci “convenzionali” sono controindicati 
      in gravidanza e, in questa fase della vita di una donna e del bambino che 
      nascerà, l’omeopatia può rappresentare l’unica 
      risposta per migliorare e curare patologie e sintomi che spesso le donne 
      sopportano pazientemente. Il momento del parto può inoltre essere 
      raggiunto e superato brillantemente senza ricorrere a farmaci convenzionali, 
      mediante l’uso di medicinali omeopatici che modulano ed equilibrano 
      le contrazioni uterine e lo stato di ansia che spesso le accompagna. 
 
 
-  
    
Quale è la posizione della medicina omeopatica nei 
      confronti delle vaccinazioni? 
Bisogna premettere che la posizione sui vaccini degli 
      omeopati non è univoca. Vi sono scuole di pensiero che sono contrarie 
      ad ogni tipo di vaccinazione, ed altre, come quella rappresentata dalla 
      Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata (SIOMI), che riconoscono 
      la validità e l’importanza dei vaccini, ma che evidenziano 
      anche i possibili pericoli all’uso a volte improprio su tipologie 
      di pazienti che andrebbero quantomeno preparati prima di essere sottoposti 
      a vaccinazione. La nostra posizione è dunque favorevole all’uso 
      dei vaccini, ma con l’accorgimento di preparare i bambini, specie 
      quelli più sensibili, con un’adeguata terapia omeopatica che 
      riduca gli effetti secondari di queste sostanze. 
 
 
-  
    
Che cosa si cura con l’omeopatia? 
Non è possibile essere esaustivi su questa domanda. 
      L’omeopatia cura “l’individuo” affetto da una determinata 
      patologia, quindi in teoria potrebbe curare o meglio essere utile in qualsiasi 
      malattia. In pratica, come avviene anche per i farmaci chimici, vi sono 
      soggetti che rispondono meglio ed altri che non rispondono affatto alla 
      terapia. Secondo l’esperienza di tanti colleghi omeopati, questa terapia, 
      eventualmente utilizzata in maniera integrata a terapie convenzionali, può 
      essere utile in tutte le patologie che affliggono l’umanità, 
      poiché si rivolge all’individuo e non alla singola malattia. 
      Resta comunque di tutta evidenza come vi siano patologie, come ad esempio 
      quelle di pertinenza strettamente chirurgica (ma non solo), per le quali 
      non via sia un’indicazione diretta alla terapia omeopatica. 
 
 
-  
    
Perché i medicinali omeopatici sono venduti solo 
      in farmacia? 
Perché sono dei farmaci e come tutti i farmaci 
      devono essere dispensati dalle farmacie, dietro una prescrizione medica 
      o quanto meno su consiglio di un farmacista esperto di questa metodica terapeutica. 
 
 
-  
    
Per quale ragione sulle confezioni dei medicinali omeopatici 
      non sono riportate la composizione, la posologia, le indicazioni, ecc.? 
I farmaci omeopatici curano “l’individuo” 
      affetto da una determinata patologia e non la malattia come tale, per cui 
      non è possibile suggerire l’indicazione e la posologia poiché 
      esse sono in stretta relazione al singolo paziente. Per quanto riguarda 
      la loro composizione, i farmaci omeopatici in globuli o in granuli sono 
      formati da una miscela di saccarosio e lattosio in cui nella fase di preparazione 
      è stato impregnato il principio attivo che viene indicato sulla confezione, 
      unitamente alla diluizione stessa. 
 
 
-  
    
Le cure omeopatiche possono essere rimborsate? 
Come tutti i farmaci della classe “C” anche 
      il costo dei medicinali e delle visite omeopatiche, se accompagnato dalla 
      ricetta, dallo scontrino del farmacista e dalla fattura del medico, possono 
      essere detratti dalla dichiarazione dei redditi.