venerdì 21 dicembre 2012

AUGURI DI BUON NATALE A TUTTI I VIANDANTI



Che il Natale 2012 sia speciale, come speciale sei tu e che sia l’inizio di un profondo cambiamento verso il benessere, l’armonia, la pace, la realizzazione e la prosperità per contribuire a un mondo migliore,
Buon Natale         
Franca










giovedì 13 dicembre 2012

Che cosa ci stà insegnando la crisi ? Crisi economica, crisi di valori etici, etc. etc. Diventa sempre più urgente fare scelte consapevoli in ogni ambito, per noi stessi, per l' umanità, per l'ambiente; per vivere una vita più sana e prosperosa. Ci stà insegnando a rivalutare il rispetto, la ridistribuzione della ricchezza. Cosa può fare ognuno di noi ? Può fare moltissimo. Tante coscienze individuali creano una nuova coscienza collettiva. Come fare ? Bisogna partire dal pensiero: questa è la base. Lasciare andare pensieri di odio, rancore, tristezza, paura, per dare spazio e vitalità a pensieri di armonia, amore, condivisione....
Ci dicono che a breve sul ns pianeta Terra avremo giorni di oscurità, ma se diamo spazio dentro i ns cuori alla luce, non ci faremo coinvolgere dalla paura collettiva per ciò che ci prospettano. Bisogna semplicemente mantenere la calma e respirare, evitare di stare per lungo tempo in luoghi molto affollati, trovare durante la giornata spazi di silenzio e di ascolto del proprio respiro. Quindi associamoci alla nuova coscienza collettiva per noi, per i ns figli e per coloro che verranno diamo la possibilità di un mondo migliore. Un abbraccio di luce a tutti.

mercoledì 5 dicembre 2012

COUNSELOR E COUNSELLING


Dare parola al corpo e corpo alle parole
Relatrice Franca Fontanile 

                                                Il nostro corpo rivela il nostro essere

 La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non una semplice assenza d'infermità o malattia”  (OMS Organizzazione Mondiale della Sanità)

 D.B.N. Discipline bio  naturali o  discipline olistiche per la salute e il benessere naturale:
        
       
cosa sono
         
        
a cosa servono

       
perche’ praticarle 

 
DBN (Discipline Bio Naturali) o discipline olistiche sono  tutte quelle arti, scienze, filosofie, tecniche che si occupano di salute e benessere naturale, rivolgendosi all'essere umano nella sua globalità.
Rappresentano un immenso patrimonio di conoscenze e di culture che attraverso vari metodi e pratiche, stimolano le risorse naturali dell'individuo e mirano a mantenere  e ristabilire l'equilibrio e la funzionalità dell’organismo nel suo insieme.  

Supportano al miglioramento della qualità dell’esistenza educando a stili di vita salubri  e il più possibile naturali e garantiscono all'individuo una salute profonda, prevenendo disequilibri e malattie senza interferire nel rapporto tra medici e pazienti. 

Le discipline olistiche  sono  sempre  più diffuse e  apprezzate;  per  noi  Occidentali abituati a ragionare in termini “dualistici” (di maschio e femmina, corpo e mente, materia e spirito …) , l’olismo  rappresenta una rivoluzione, dal momento che, a una visione “frammentata” del mondo  e dell’uomo se ne sostituisce una “unitaria”. (Nuovo Paradigma). 

Il termine "olistico" deriva infatti dalla parola greca   holos  che significa   "totale, intero"   e l'approccio olistico considera l’essere umano nella sua globalità. 

LA VISIONE OLISTICA
 
Secondo la visione “olistica”,   tipica   di medicine tradizionali di origini antichissime  come  quella cinese  o  la ayurvedica (indiana),   l’uomo è un’ unità inscindibile di corpo - mente - spirito. 

L’approccio olistico oltre a considerare le cause organiche di un sintomo, prende in considerazione anche quelle psicologiche,  sociali,  ambientali  e spirituali,  che lo hanno determinato e si occupa dello sviluppo fisico, mentale e spirituale dell'individuo, considerandone tutti gli aspetti.

Franca Fontanile (Chi sono )
Counselor Olistico con indirizzo in lavoro sul corpo specializzata
in Bodywork in acqua iscritta a    S.I.C.O.OL.  Società Italiana 
Counselor e Operatori Olistici 

Chi è il Counselor ?
Il Counselor Olistico, è una nuova figura professionale 
interdisciplinare, è colui che facilita, anima ed orienta in modo
 globale il mantenimento della salute, aiutando la persona ad
 aiutarsi ed a crescere.
Un incontro di Counselling è :
Un percorso integrato tra colloquio e tecniche per l´auto miglioramento basate su esercizi di ascolto, tecniche  corporee che favoriscono il rilassamento e la consapevolezza emotiva.
 
Il Counselor Olistico non usa diagnosi, non prescrive cure o rimedi e soprattutto non promette guarigioni. La guarigione forse può accadere come effetto collaterale, ma non è il fine ultimo dell’intervento. L’intento è quello di sostenere l’individuo nel tentativo di risvegliare quella coscienza originaria che viene oscurata dall’educazione standardizzata della società, purtroppo necessaria per uniformarsi e sopravvivere in un organismo culturale in cui però nessuno riesce più a riconoscersi.
La malattia, in questo contesto, non è vista come disarmonia e come mancanza di libertà; non è un nemico da sconfiggere, ma un “portatore sano” di messaggi, a volte scomodi da leggere, da portare alla luce della consapevolezza, ma essenziali per intraprendere un precorso di crescita.
DISAGIO, SOFFERENZA E MALATTIA SI POSSONO VEDERE CON 
ALTRI OCCHI 
Gli incontri di counselling servono a :
accompagnare nella ricerca dell'armonia
aiutare e rimuovere gli ostacoli che ci impediscono di andare avanti
aiutare a sostenere e sviluppare le proprie potenzialità
curare la salute fisica
collegare i diversi aspetti della personalità
aiutare ad essere in sintonia con il resto del Creato, ad essere tutt'Uno con l'Universo
accompagnare verso la Via della Gioia e dell'Amore
 
CITAZIONE
Approccio Olistico
"Siamo come isole nel mare, separate in superficie ma connesse in
profondità. Siamo sottilmente legati gli uni agli altri e a tutta la realtà." 
            (William James)
 
 



 

 
  
 
 

30 DOMANDE SULL'OMEOPATIA

Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata - FAQ

a cura di G. Di Leone e M. Di Leo

  1. Che cosa è l’omeopatia?

    L’Omeopatia è un metodo clinico e terapeutico che consiste nel curare i pazienti basandosi sull’applicazione del principio di similitudine ed utilizzando medicinali a dosi estremamente diluite o infinitesimali.
    In quanto metodo clinico – terapeutico, l’omeopatia può essere praticata esclusivamente da laureati in medicina e chirurgia.
    Il principio di similitudine parte dal presupposto che tutti i medicinali che vengono utilizzati in omeopatia siano stati preventivamente studiati, raccogliendo attentamente nelle cosiddette “patogenesi” tutti gli elementi che emergono nel corso della loro sperimentazione, del loro impiego clinico – terapeutico ed in relazione alle conoscenze tossicologiche già disponibili.
    La conoscenza di questi elementi, consente al Medico Omeopata di curare con ciascun farmaco omeopatico pazienti che mostrino sintomi simili a quelli contenuti per i singoli medicinali nella sua “patogenesi” (applicando così il principio di similitudine), utilizzandoli a dosi infinitesimali (cioè estremamente diluite).

  2. Come si pone il medico esperto in Omeopatia nei confronti della medicina cosiddetta convenzionale?
    Il Medico Omeopata è innanzitutto un medico, laureato presso le Facoltà universitarie, abilitato alla professione medica e regolarmente iscritto agli Ordini dei Medici, e, nella maggioranza dei casi, anche in possesso di una o più specializzazioni. Nel suo regolare corso di studi questo sanitario ha appreso, e adotta nella sua pratica clinica, tutti i rudimenti dell’arte medica (dalla prevenzione, alla diagnosi, alla cura fino alla riabilitazione) ed è tenuto, come ogni medico, ad un costante aggiornamento.
    Rispetto al medico cosiddetto “convenzionale”, il Medico Omeopata ha proseguito la sua formazione approfondendo le sue conoscenze anche verso altre modalità di approccio del paziente ed altre possibilità terapeutiche. Anche in questo caso al professionista viene richiesto un attento e costante aggiornamento, specifico nei confronti della medicina omeopatica.
    In conclusione, a parere di questa Società Medico Scientifica, il Medico Omeopata deve operare sempre e comunque a vantaggio del bene primario rappresentato dalla salute del proprio paziente, perseguendo questo obiettivo primario attraverso una costante integrazione fra le differenti metodiche terapeutiche e scegliendo in ciascun caso il migliore approccio.

  3. Come funziona l’omeopatia?
    Nonostante i costanti studi scientifici che sono ormai in corso da parecchi anni il meccanismo di azione del medicinale omeopatico non è ancora chiarito.
    Il meccanismo con cui il rimedio omeopatico funziona potrebbe essere legato al fatto che esso ha in sé il quadro della malattia, in quanto la può provocare nel soggetto sano in corso di sperimentazione. Somministrando il medicinale al soggetto malato quindi, si pone l’organismo di nuovo a confronto con il quadro morboso, offrendogli una seconda “chance” per una opportuna reazione, dimostratasi inadeguata nella precedente occasione con la conseguenza del manifestarsi della malattia.
    Le recenti scoperte nel campo della immunologia potrebbero avvalorare l’ipotesi che la reazione di autoguarigione indotta nell’organismo ammalato dal medicinale omeopatico possa essere avviata da una interazione tra il medicinale e il sistema immunitario del paziente (per ulteriori approfondimenti consultare gli atti del III° Convegno nazionale SIOMI, dal titolo “La complessità in medicina”, tenutosi a Firenze dal 5 al 7 Marzo 2004).
    Per tale ragione l’Omeopatia non deve essere intesa come una medicina sostitutiva, bensì come una medicina “di stimolo”.

  4. Esistono studi scientifici che convalidano l’omeopatia?
    Premesso che la medicina omeopatica è una medicina sperimentale per definizione, in quanto si basa sulla conoscenza dei dati sperimentali, clinici e tossicologici dei farmaci utilizzati a fini terapeutici, nel secolo scorso si è sviluppata una ricerca scientifica in omeopatia che ha dato luogo a svariate pubblicazioni, non solo su riviste specializzate del settore ma anche su riviste scientifiche “convenzionali” di fama internazionale.
    La ricerca ha seguito due filoni fondamentali:
    • la cosiddetta ricerca di base, finalizzata a dimostrare l’attività biologica dei medicinali omeopatici e delle dosi infinitesimali ed il loro meccanismo biologico. Le più recenti e le più significative ricerche, in questo ambito, hanno seguito la via della biologia (anche se altri interessanti studi hanno utilizzato la fisica e modelli biomatematici).
    • La ricerca clinica, finalizzata a dimostrare l’efficacia del metodo omeopatico o l’efficacia di un particolare medicinale omeopatico per una specifica patologia.
    Attualmente, rivestono inoltre un particolare significato le cosiddette meta - analisi, che confrontano i dati derivanti da un insieme di studi scientifici pubblicati sulle varie riviste (o presentati in occasione di importanti convegni), arrivando a conclusioni relative alla qualità delle sperimentazioni effettuate e all’affidabilità dei risultati, ed effettuando una valutazione statistica sull’insieme dei dati desumibili dalle differenti sperimentazioni analizzate.
    Vale la pena di ricordare:
    • la meta – analisi di J. Kleijnen et al., pubblicata nel 1991 dal British Medical Journal che conclude (riferendosi a 96 diverse pubblicazioni scientifiche in ambito omeopatico) affermando che “È sbagliato dire che l’omeopatia non è stata valutata secondo il metodo moderno di studi controllati”;
    • la meta – analisi di K. Linde et al., pubblicata nel 1997 su The Lancet, che dopo avere analizzato 89 studi, conclude affermando che i risultati ottenuti “non sono compatibili con l’ipotesi secondo cui gli effetti clinici dell’omeopatia sarebbero unicamente effetti placebo” e che “È opportuno proseguire le ricerche in omeopatia in modo rigoroso e sistematico”.
    Altre interessanti meta – analisi (fra le tante) sono state pubblicate nel 2000 da Huntley A. su “Thorax”, da Hackman R. su “J. Asthma” e da Cucherat M. su “Eur. J. Clin. Pharmacol”.
    Nonostante il conforto di queste ricerche vi è ancora molto da studiare e da comprendere . La ricerca in questo ambito è ostacolata non solo dalla particolarità della materia in esame (che rende non sempre agevole il rispetto di tutti i canoni predefiniti dalla comunità scientifica internazionale) quanto, e soprattutto, dalle scarse risorse economiche disponibili in questo settore.

  5. Perché l’omeopatia non è ancora stata riconosciuta dalla medicina “ufficiale”?
    Le principali critiche che vengono mosse dalla cosiddetta medicina “ufficiale” all’omeopatia sono:
      la mancata conoscenza del meccanismo di azione dei medicinali omeopatici;
      l’estrema diluizione dei farmaci omeopatici che porta a ritenere, in diversi casi, che non sia presente nessuna molecola del principio attivo del farmaco nel medicinale prescritto.
    Tuttavia la ricerca scientifica fino ad ora effettuata e l’esperienza clinica maturata in tutto il mondo in oltre 200 anni di pratica medica (in Italia per esempio operano più di 7000 medici esperti in omeopatia e circa 6 milioni di cittadini utilizzano i medicinali omeopatici) dimostrano l’efficacia di questa metodica terapeutica.

  6. L’efficacia delle terapie omeopatiche può essere legata all’effetto placebo?
    Il cosiddetto effetto placebo, che indica una guarigione o un miglioramento determinato da un condizionamento psicologico del paziente e che non è in realtà collegabile ad alcun effetto terapeutico del medicinale, è in qualche misura sempre presente nelle guarigioni anche nella medicina cosiddetta “ufficiale”.
    Spesse volte, anche solo il colloquio con un medico di cui gode fiducia, determina miglioramenti anche significativi nel paziente (il cosiddetto “effetto taumaturgico” del medico, meglio conosciuto come “effetto Hawthorne” dal nome dell’autore che per primo lo ha descritto).
    Come già spiegato in precedenza, allo stato attuale non si conosce il meccanismo di azione del medicinale omeopatico, ed è altresì presumibile che anche in questa metodica terapeutica, come d’altronde in qualsiasi specialità medica, vi sia un qualche contributo dell’effetto placebo.
    Non può peraltro spiegarsi tutto in maniera così semplicistica! Non si riuscirebbe altrimenti a comprendere l’efficacia delle terapie omeopatiche nei lattanti (che risultano difficilmente condizionabili dal punto di vista psicologico), in medicina veterinaria, o finanche nel germe di grano!

  7. L’omeopatia cura con le erbe?
    È errato affermare che l’omeopatia curi con le erbe. Questa affermazione determina confusione con altre pratiche terapeutiche come la fitoterapia, la gemmoterapia o l’utilizzo di infusi o decotti erboristici, assolutamente degne di rispetto ma decisamente differenti dall’omeopatia.
    I medicinali omeopatici vengono estratti, attraverso procedimenti assolutamente codificati dalle principali farmacopee europee e verificati nei laboratori farmaceutici, non solo dal mondo vegetale ma anche da quello animale e da quello minerale. Non si tratta quindi mai di prodotti di sintesi.
    Quello che differenzia inoltre il medicinale omeopatico sono l’estrema diluizione e la cosiddetta dinamizzazione.
    I medicinali omeopatici subiscono un procedimento di diluizione tanto spinta che talvolta diventa molto improbabile ritrovare, attraverso le attuali tecniche farmacologiche, anche solo una molecola del principio attivo originario. Durante questo processo di diluizione, i medicinali omeopatici subiscono anche una costante dinamizzazione (vengono cioè costantemente sottoposti a scuotimenti la cui intensità e durata sono predeterminati) che ha l’effetto probabilmente di indurre nuovi legami fisici, chimici ed elettromagnetici che assicurano verosimilmente (attraverso un meccanismo ancora non precisamente noto) l’effetto terapeutico.
    Affermare pertanto che l’omeopatia curi con le erbe è errato sia perché i suoi medicinali non derivano solo dal mondo vegetale, che per le peculiari caratteristiche di tali farmaci.

  8. Posso consigliare la mia stessa cura omeopatica alla mia amica che soffre dei miei medesimi disturbi?
    La peculiarità e la forza della terapia omeopatica consiste nell’essere assolutamente individualizzata. Quando il Medico Omeopata prescrive una terapia, la studia per quello specifico paziente, che presenta un suo particolare modo di essere e di reagire ed una sua peculiare modalità di risposta agli stimoli esterni (sia positivi che, in particolar modo, negativi).
    A differenza delle terapie “cosiddette convenzionali”, che vengono prescritte solitamente “contro” qualche cosa (contro il dolore, contro uno specifico sintomo, contro un agente patogeno esterno come batteri o virus, ecc.), le terapie omeopatiche vengono prescritte per favorire la reazione individuale dell’organismo alla malattia. Queste terapie, in buona sostanza, aiutano e stimolano l’organismo a sviluppare le proprie risposte.
    Ne consegue che queste terapie sono assolutamente individualizzate e, a parità di patologia e di sintomi, non è affatto detto che assicurino le stesse risposte in persone diverse.
    Ad ogni paziente corrisponde la propria terapia!

  9. Devo rinunciare all’uso dei farmaci convenzionali durante una cura omeopatica?
    Non vi è una controindicazione all’uso contemporaneo di farmaci omeopatici e terapie tradizionali, anzi viene ricercata, ove è possibile e ove necessario, una opportuna integrazione. Uno degli obiettivi delle cure omeopatiche è comunque quello di ridurre, magari in maniera graduale, l’uso di terapie “convenzionali”, sempre tenendo ben presente le condizioni cliniche del paziente. Sarà comunque sempre il medico a valutare, insieme al paziente, se e quando ridurre o eliminare del tutto l’uso di terapie convenzionali.

  10. È vero che la cura omeopatica può causare un aggravamento iniziale dei sintomi?
    Sì, qualche volta può succedere, anche se questa eventualità è molto rara e comunque, se determinata dal rimedio omeopatico, è rapidamente seguita da un miglioramento e alle volte dalla completa guarigione del paziente. Il cosiddetto aggravamento omeopatico è sempre autolimitante e non va confuso con un aggravamento persistente segno di una malattia in progressione. La mancata comparsa dell’aggravamento omeopatico inoltre non significa che la cura prescritta non sia ugualmente efficace.

  11. Se assumo inavvertitamente un quantitativo superiore di medicinale omeopatico rispetto a quello prescritto, devo preoccuparmi?
    No, perché l’effetto del farmaco non è in relazione alla quantità del preparato, ma alla sua qualità, determinata, a sua volta, dalla sua preparazione. In sintesi è possibile ipotizzare una azione di tipo energetico indipendente dalla quantità di sostanza introdotta nell’organismo. Non è mai necessario contattare un servizio di tossicologia, neanche se un bambino ha accidentalmente ingerito un intero tubetto omeopatico!

  12. Se il farmacista non dispone della diluizione prescritta, posso prenderne un’altra vicina?
    Il cambio della diluizione è una prerogativa che deve essere indicata esclusivamente dal medico omeopata, per cui, se il farmacista non dispone della diluizione prescritta (ma questa eventualità oggi è molto rara) è indispensabile chiamare il medico che ha prescritto il farmaco e concordare direttamente con lui il da farsi.

  13. Il mio medico curante deve essere informato che mi curo omeopaticamente?
    La collaborazione tra i medici che curano lo stesso paziente è indispensabile al di là della metodologia utilizzata, per cui è importante informare il proprio medico curante di essere sottoposto ad una terapia omeopatica, come d’altra parte è necessario informare il medico omeopata se si è sottoposti a terapie convenzionali.

  14. È vero che la medicina omeopatica agisce lentamente?
    Le risposte al rimedio omeopatico dipendono dalle condizioni cliniche del paziente, ma anche dalle capacità del medico di individuare il giusto medicamento. In ogni caso i tempi di attesa di una risposta alle cure omeopatiche, devono essere ragionevolmente rapide e in relazione al tipo di patologia. In generale si può affermare che più è acuta un’affezione e più rapida dovrà essere la risposta. Nelle patologie croniche si può attendere sino a un paio di mesi per un miglioramento rilevabile.

  15. Esiste un elenco di medicinali omeopatici di pronto soccorso che conviene sempre tenere in casa?
    Premesso che la terapia omeopatica è una terapia individualizzata per ciascun paziente, è comunque opportuno avere in casa medicinali che hanno azione soprattutto in patologie acute.
    Tali farmaci possono risolvere, dietro consiglio telefonico dell’omeopata che ha in cura il paziente, alcune situazioni di emergenza di minore rilievo e, comunque, consentono un primo approccio in attesa della visita del medico.
    Può pertanto essere consigliabile avere in casa almeno i seguenti medicinali (che, è bene rammentare, devono essere assunti “solo” dopo prescrizione del medico):

    • Aconitum napellus 5 CH
    • Antimonium crudum 5 CH
    • Antimonium tartaricum 7 CH
    • Apis mellifica 5 CH
    • Arnica montana 15 CH
    • Belladonna 5 CH
    • Bryonia alba 5 CH
    • Cantharis 5 CH
    • Chamomilla 15 CH
    • Colocynthis 30 CH
    • Hepar sulfur 15 – 30 CH (tubi dose)
    • Ignatia amara 9 CH
    • Ipeca 5 CH
    • Magnesia phosphorica 15 CH
    • Mercurius solubilis 5 CH
    • Rhus toxicodendron 5 CH

  16. Il mio medico curante ha detto che gli omeopati prescrivono solo acqua fresca. Lei che ne pensa?
    L’omeopatia è una metodica clinico-terapeutica che ha una tradizione di quasi due secoli. Migliaia di medici l’hanno praticata e la praticano tutt’oggi e milioni di pazienti hanno avuto e continuano ad avere benefici dall’uso di questi farmaci in tutti i Paesi del mondo. Solo in Italia, che non è una nazione in cui si utilizza molto questa terapia, sono 7000 i medici che prescrivono rimedi omeopatici e l’8,2% della popolazione si cura con essi. Con un po’ di umiltà ogni medico potrebbe avvicinarsi ad una metodica che lo arricchirebbe e che potrebbe arrecare tanto sollievo ai suoi pazienti.

  17. Chi può prescrivere i medicinali omeopatici?
    Come per qualsiasi approccio terapeutico, è necessario che anche i medicinali omeopatici siano prescritti da un medico, il quale dovrà preventivamente effettuare un corretto approccio diagnostico e quindi operare, “secondo scienza e coscienza”, la scelta terapeutica più opportuna.
    È indispensabile diffidare di prescrizioni che non siano effettuate da laureati in medicina e chirurgia o odontoiatria, secondo i canoni della corretta prassi (su ricettario intestato e sottoscritti dal medico di fiducia).

  18. Come si assumono i medicinali omeopatici?
    I medicinali omeopatici vengono principalmente, ma non esclusivamente, venduti in TUBI GRANULI e DOSE GLOBULI. Nel caso dei granuli, il medicinale si assume, nella diluizione prescritta dal medico, lasciando disciogliere, possibilmente sotto la lingua, il numero dei granuli prescritti. È buona norma non toccare con le mani i granuli, versandoli nel tappino della confezione prima di passarli direttamente in bocca.
    Analogo discorso vale anche per la dose GLOBULI, con la differenza che il contenuto di questo tubo deve essere direttamente vuotato in bocca, dove viene lasciato disciogliere possibilmente sotto la lingua.
    In pediatria, in particolar modo nel caso di lattanti, si può sciogliere il medicinale in un dito di acqua tiepida naturale, non gasata.
    Quando è possibile, è consigliabile mantenere in bocca il medicinale per qualche secondo, al fine di facilitare l’assorbimento attraverso la mucosa orale.
    È di norma consigliabile, tranne diverse indicazioni del proprio medico, assumere i medicinali omeopatici almeno un quarto d’ora prima dei pasti e a distanza da sostanze particolarmente spezziate o aromatizzate (menta, canfora, caffè, ecc.), che possono inibire gli effetti terapeutici dei medicinali omeopatici. Per la stessa ragione, è consigliabile assumere questi medicinali a distanza dall’uso di dentifricio.
    Esistono anche altre forme farmaceutiche prescritte dai Medici Omeopati (gocce, colliri, sciroppi, supposte, fiale bevibili) che devono essere assunte sempre nel più rigoroso rispetto delle indicazioni del proprio medico.

  19. I medicinali omeopatici hanno effetti collaterali?
    Come qualsiasi medicinale, anche quelli omeopatici possono avere qualche piccolo effetto collaterale. Rispetto ai cosiddetti “medicinali convenzionali”, gli effetti collaterali dei farmaci omeopatici hanno però minore gravità e durata e sono, di solito, facilmente reversibili.
    In alcuni casi è poi possibile che si verifichi un iniziale lieve, fugace e del tutto transitorio aggravamento della sintomatologia. Questo tipo di aggravamento, caratterizzato dalla fugacità e benignità delle manifestazioni, non è un “effetto collaterale” in senso stretto e può essere interpretato in maniera positiva, rappresentando la manifestazione della reazione “positiva” dell’organismo del paziente al farmaco assunto.

  20. I medicinali omeopatici hanno una scadenza?
    La scadenza dei medicinali omeopatici è stabilita per legge ed è fissata a cinque anni, anche se teoricamente questi farmaci, se ben conservati, potrebbero avere una scadenza decisamente superiore.

  21. Quali sono le forme farmaceutiche dei medicinali omeopatici?
    I medicinali omeopatici vengono venduti prevalentemente sotto forma di tubi contenenti granuli composti da una supporto di saccarosio e lattosio imbevuto nella sostanza prescritta dal medico. In altri casi vengono prescritte le cosiddette dosi globuli, il cui contenuto, rappresentato da globuli di dimensioni più piccole rispetto ai granuli, ma realizzato con le stesse sostanze, deve essere utilizzato come una dose unica ed assunto tutto in una volta.
    Esistono in commercio anche altre forme farmaceutiche, come colliri, gocce, sciroppi, supposte e fiale bevibili.

  22. Come si svolge la visita omeopatica?
    Possiamo schematicamente suddividere la visita omeopatica in due parti. Nel corso della prima parte il Medico Omeopatico ha un approccio cosiddetto “convenzionale”, con una normale raccolta dei dati anamnestici e della storia clinica del paziente, un regolare ed approfondito esame obiettivo, la prescrizione di eventuali accertamenti diagnostici (ad es. esami di laboratorio, esami strumentali, accertamenti radiologici, ecc.), e la formulazione di una diagnosi.
    La seconda parte della visita omeopatica è finalizzata ad una più approfondita conoscenza non solo, e non tanto, di “quella malattia in quel malato”, quanto, e soprattutto, di “quel malato con quella malattia”. L’attenzione si sposta, in altre parole, sul paziente, sul suo modo di essere e di reagire, sia durante le sue fasi di equilibrio psico – fisico, che in relazione agli scompensi indotti dalla malattia.
    Il confronto e l’integrazione fra le due parti della visita omeopatica porteranno il medico alla scelta della terapia più opportuna per “quel” paziente.

  23. La medicina omeopatica è una medicina preventiva?
    L’approccio omeopatico consente al medico talvolta di intuire quali siano le patologie alle quali il paziente è più predisposto, ancora prima che queste si manifestino (non rappresentando tuttavia questa una “vera” medicina preventiva). È evidente peraltro che la predisposizione ad una malattia, non corrisponde alla certezza assoluta che questa malattia prima o poi comparirà.
    In conseguenza pertanto dei dati che possono emergere nel corso della visita omeopatica, il medico può suggerire al proprio paziente una serie di elementi (di ordine dietetico, igienico o terapeutico) utili per prevenire quelle patologie alle quali sembrerebbe predisposto.

  24. La terapia omeopatica è efficace nei bambini?
    I bambini sono i pazienti che spesso si avvantaggiano di più dall’uso dei farmaci omeopatici, e questo per diverse ragioni :
    a) sono soggetti che rispondono meglio perché meno “inquinati” da altre terapie;
    b) accettano ben volentieri una terapia non traumatica e facilmente somministrabile;
    c) l’omeopatia è una terapia che rispetta il loro sistema immunitario in maturazione, anzi cerca di equilibrarne le risposte;
    d) l’omeopatia è una terapia che limita il fenomeno dell’antibioticoresistenza o gli effetti collaterale indotti da medicinali non perfettamente tollerati.

  25. La terapia omeopatica ha controindicazioni in corso di gravidanza?
    Spesso i farmaci “convenzionali” sono controindicati in gravidanza e, in questa fase della vita di una donna e del bambino che nascerà, l’omeopatia può rappresentare l’unica risposta per migliorare e curare patologie e sintomi che spesso le donne sopportano pazientemente. Il momento del parto può inoltre essere raggiunto e superato brillantemente senza ricorrere a farmaci convenzionali, mediante l’uso di medicinali omeopatici che modulano ed equilibrano le contrazioni uterine e lo stato di ansia che spesso le accompagna.

  26. Quale è la posizione della medicina omeopatica nei confronti delle vaccinazioni?
    Bisogna premettere che la posizione sui vaccini degli omeopati non è univoca. Vi sono scuole di pensiero che sono contrarie ad ogni tipo di vaccinazione, ed altre, come quella rappresentata dalla Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata (SIOMI), che riconoscono la validità e l’importanza dei vaccini, ma che evidenziano anche i possibili pericoli all’uso a volte improprio su tipologie di pazienti che andrebbero quantomeno preparati prima di essere sottoposti a vaccinazione. La nostra posizione è dunque favorevole all’uso dei vaccini, ma con l’accorgimento di preparare i bambini, specie quelli più sensibili, con un’adeguata terapia omeopatica che riduca gli effetti secondari di queste sostanze.

  27. Che cosa si cura con l’omeopatia?
    Non è possibile essere esaustivi su questa domanda. L’omeopatia cura “l’individuo” affetto da una determinata patologia, quindi in teoria potrebbe curare o meglio essere utile in qualsiasi malattia. In pratica, come avviene anche per i farmaci chimici, vi sono soggetti che rispondono meglio ed altri che non rispondono affatto alla terapia. Secondo l’esperienza di tanti colleghi omeopati, questa terapia, eventualmente utilizzata in maniera integrata a terapie convenzionali, può essere utile in tutte le patologie che affliggono l’umanità, poiché si rivolge all’individuo e non alla singola malattia. Resta comunque di tutta evidenza come vi siano patologie, come ad esempio quelle di pertinenza strettamente chirurgica (ma non solo), per le quali non via sia un’indicazione diretta alla terapia omeopatica.

  28. Perché i medicinali omeopatici sono venduti solo in farmacia?
    Perché sono dei farmaci e come tutti i farmaci devono essere dispensati dalle farmacie, dietro una prescrizione medica o quanto meno su consiglio di un farmacista esperto di questa metodica terapeutica.

  29. Per quale ragione sulle confezioni dei medicinali omeopatici non sono riportate la composizione, la posologia, le indicazioni, ecc.?
    I farmaci omeopatici curano “l’individuo” affetto da una determinata patologia e non la malattia come tale, per cui non è possibile suggerire l’indicazione e la posologia poiché esse sono in stretta relazione al singolo paziente. Per quanto riguarda la loro composizione, i farmaci omeopatici in globuli o in granuli sono formati da una miscela di saccarosio e lattosio in cui nella fase di preparazione è stato impregnato il principio attivo che viene indicato sulla confezione, unitamente alla diluizione stessa.

  30. Le cure omeopatiche possono essere rimborsate?
    Come tutti i farmaci della classe “C” anche il costo dei medicinali e delle visite omeopatiche, se accompagnato dalla ricetta, dallo scontrino del farmacista e dalla fattura del medico, possono essere detratti dalla dichiarazione dei redditi.