a cura
di G. Di Leone e M. Di Leo
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L’Omeopatia è un metodo clinico e terapeutico
che consiste nel curare i pazienti basandosi sull’applicazione del
principio di similitudine ed utilizzando medicinali a dosi estremamente
diluite o infinitesimali.
In quanto metodo clinico – terapeutico, l’omeopatia può
essere praticata esclusivamente da laureati in medicina e chirurgia.
Il principio di similitudine parte dal presupposto che tutti i medicinali
che vengono utilizzati in omeopatia siano stati preventivamente studiati,
raccogliendo attentamente nelle cosiddette “patogenesi” tutti
gli elementi che emergono nel corso della loro sperimentazione, del loro
impiego clinico – terapeutico ed in relazione alle conoscenze tossicologiche
già disponibili.
La conoscenza di questi elementi, consente al Medico Omeopata di curare
con ciascun farmaco omeopatico pazienti che mostrino sintomi simili a quelli
contenuti per i singoli medicinali nella sua “patogenesi” (applicando
così il principio di similitudine), utilizzandoli a dosi infinitesimali
(cioè estremamente diluite).
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Come si pone il medico esperto in Omeopatia nei confronti
della medicina cosiddetta convenzionale?
Il Medico Omeopata è innanzitutto un medico, laureato
presso le Facoltà universitarie, abilitato alla professione medica
e regolarmente iscritto agli Ordini dei Medici, e, nella maggioranza dei
casi, anche in possesso di una o più specializzazioni. Nel suo regolare
corso di studi questo sanitario ha appreso, e adotta nella sua pratica clinica,
tutti i rudimenti dell’arte medica (dalla prevenzione, alla diagnosi,
alla cura fino alla riabilitazione) ed è tenuto, come ogni medico,
ad un costante aggiornamento.
Rispetto al medico cosiddetto “convenzionale”, il Medico Omeopata
ha proseguito la sua formazione approfondendo le sue conoscenze anche verso
altre modalità di approccio del paziente ed altre possibilità
terapeutiche. Anche in questo caso al professionista viene richiesto un
attento e costante aggiornamento, specifico nei confronti della medicina
omeopatica.
In conclusione, a parere di questa Società Medico Scientifica, il
Medico Omeopata deve operare sempre e comunque a vantaggio del bene primario
rappresentato dalla salute del proprio paziente, perseguendo questo obiettivo
primario attraverso una costante integrazione fra le differenti metodiche
terapeutiche e scegliendo in ciascun caso il migliore approccio.
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Come funziona l’omeopatia?
Nonostante i costanti studi scientifici che sono ormai
in corso da parecchi anni il meccanismo di azione del medicinale omeopatico
non è ancora chiarito.
Il meccanismo con cui il rimedio omeopatico funziona potrebbe essere legato
al fatto che esso ha in sé il quadro della malattia, in quanto la
può provocare nel soggetto sano in corso di sperimentazione. Somministrando
il medicinale al soggetto malato quindi, si pone l’organismo di nuovo
a confronto con il quadro morboso, offrendogli una seconda “chance”
per una opportuna reazione, dimostratasi inadeguata nella precedente occasione
con la conseguenza del manifestarsi della malattia.
Le recenti scoperte nel campo della immunologia potrebbero avvalorare l’ipotesi
che la reazione di autoguarigione indotta nell’organismo ammalato
dal medicinale omeopatico possa essere avviata da una interazione tra il
medicinale e il sistema immunitario del paziente (per ulteriori approfondimenti
consultare gli atti del III° Convegno nazionale SIOMI, dal titolo “La
complessità in medicina”, tenutosi a Firenze dal 5 al 7 Marzo
2004).
Per tale ragione l’Omeopatia non deve essere intesa come una medicina
sostitutiva, bensì come una medicina “di stimolo”.
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Esistono studi scientifici che convalidano l’omeopatia?
Premesso che la medicina omeopatica è una medicina
sperimentale per definizione, in quanto si basa sulla conoscenza dei dati
sperimentali, clinici e tossicologici dei farmaci utilizzati a fini terapeutici,
nel secolo scorso si è sviluppata una ricerca scientifica in omeopatia
che ha dato luogo a svariate pubblicazioni, non solo su riviste specializzate
del settore ma anche su riviste scientifiche “convenzionali”
di fama internazionale.
La ricerca ha seguito due filoni fondamentali:
• la cosiddetta ricerca di base, finalizzata a dimostrare l’attività
biologica dei medicinali omeopatici e delle dosi infinitesimali ed il loro
meccanismo biologico. Le più recenti e le più significative
ricerche, in questo ambito, hanno seguito la via della biologia (anche se
altri interessanti studi hanno utilizzato la fisica e modelli biomatematici).
• La ricerca clinica, finalizzata a dimostrare l’efficacia del
metodo omeopatico o l’efficacia di un particolare medicinale omeopatico
per una specifica patologia.
Attualmente, rivestono inoltre un particolare significato le cosiddette
meta - analisi, che confrontano i dati derivanti da un insieme di studi
scientifici pubblicati sulle varie riviste (o presentati in occasione di
importanti convegni), arrivando a conclusioni relative alla qualità
delle sperimentazioni effettuate e all’affidabilità dei risultati,
ed effettuando una valutazione statistica sull’insieme dei dati desumibili
dalle differenti sperimentazioni analizzate.
Vale la pena di ricordare:
• la meta – analisi di J. Kleijnen et al., pubblicata nel 1991
dal British Medical Journal che conclude (riferendosi a 96 diverse pubblicazioni
scientifiche in ambito omeopatico) affermando che “È sbagliato
dire che l’omeopatia non è stata valutata secondo il metodo
moderno di studi controllati”;
• la meta – analisi di K. Linde et al., pubblicata nel 1997
su The Lancet, che dopo avere analizzato 89 studi, conclude affermando che
i risultati ottenuti “non sono compatibili con l’ipotesi secondo
cui gli effetti clinici dell’omeopatia sarebbero unicamente effetti
placebo” e che “È opportuno proseguire le ricerche in
omeopatia in modo rigoroso e sistematico”.
Altre interessanti meta – analisi (fra le tante) sono state pubblicate
nel 2000 da Huntley A. su “Thorax”, da Hackman R. su “J.
Asthma” e da Cucherat M. su “Eur. J. Clin. Pharmacol”.
Nonostante il conforto di queste ricerche vi è ancora molto da studiare
e da comprendere . La ricerca in questo ambito è ostacolata non solo
dalla particolarità della materia in esame (che rende non sempre
agevole il rispetto di tutti i canoni predefiniti dalla comunità
scientifica internazionale) quanto, e soprattutto, dalle scarse risorse
economiche disponibili in questo settore.
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Perché l’omeopatia non è ancora stata
riconosciuta dalla medicina “ufficiale”?
Le principali critiche che vengono mosse dalla cosiddetta
medicina “ufficiale” all’omeopatia sono:
la mancata conoscenza del meccanismo di azione dei medicinali omeopatici;
l’estrema diluizione dei farmaci omeopatici che porta a ritenere,
in diversi casi, che non sia presente nessuna molecola del principio attivo
del farmaco nel medicinale prescritto.
Tuttavia la ricerca scientifica fino ad ora effettuata e l’esperienza
clinica maturata in tutto il mondo in oltre 200 anni di pratica medica (in
Italia per esempio operano più di 7000 medici esperti in omeopatia
e circa 6 milioni di cittadini utilizzano i medicinali omeopatici) dimostrano
l’efficacia di questa metodica terapeutica.
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L’efficacia delle terapie omeopatiche può
essere legata all’effetto placebo?
Il cosiddetto effetto placebo, che indica una guarigione
o un miglioramento determinato da un condizionamento psicologico del paziente
e che non è in realtà collegabile ad alcun effetto terapeutico
del medicinale, è in qualche misura sempre presente nelle guarigioni
anche nella medicina cosiddetta “ufficiale”.
Spesse volte, anche solo il colloquio con un medico di cui gode fiducia,
determina miglioramenti anche significativi nel paziente (il cosiddetto
“effetto taumaturgico” del medico, meglio conosciuto come “effetto
Hawthorne” dal nome dell’autore che per primo lo ha descritto).
Come già spiegato in precedenza, allo stato attuale non si conosce
il meccanismo di azione del medicinale omeopatico, ed è altresì
presumibile che anche in questa metodica terapeutica, come d’altronde
in qualsiasi specialità medica, vi sia un qualche contributo dell’effetto
placebo.
Non può peraltro spiegarsi tutto in maniera così semplicistica!
Non si riuscirebbe altrimenti a comprendere l’efficacia delle terapie
omeopatiche nei lattanti (che risultano difficilmente condizionabili dal
punto di vista psicologico), in medicina veterinaria, o finanche nel germe
di grano!
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L’omeopatia cura con le erbe?
È errato affermare che l’omeopatia curi con
le erbe. Questa affermazione determina confusione con altre pratiche terapeutiche
come la fitoterapia, la gemmoterapia o l’utilizzo di infusi o decotti
erboristici, assolutamente degne di rispetto ma decisamente differenti dall’omeopatia.
I medicinali omeopatici vengono estratti, attraverso procedimenti assolutamente
codificati dalle principali farmacopee europee e verificati nei laboratori
farmaceutici, non solo dal mondo vegetale ma anche da quello animale e da
quello minerale. Non si tratta quindi mai di prodotti di sintesi.
Quello che differenzia inoltre il medicinale omeopatico sono l’estrema
diluizione e la cosiddetta dinamizzazione.
I medicinali omeopatici subiscono un procedimento di diluizione tanto spinta
che talvolta diventa molto improbabile ritrovare, attraverso le attuali
tecniche farmacologiche, anche solo una molecola del principio attivo originario.
Durante questo processo di diluizione, i medicinali omeopatici subiscono
anche una costante dinamizzazione (vengono cioè costantemente sottoposti
a scuotimenti la cui intensità e durata sono predeterminati) che
ha l’effetto probabilmente di indurre nuovi legami fisici, chimici
ed elettromagnetici che assicurano verosimilmente (attraverso un meccanismo
ancora non precisamente noto) l’effetto terapeutico.
Affermare pertanto che l’omeopatia curi con le erbe è errato
sia perché i suoi medicinali non derivano solo dal mondo vegetale,
che per le peculiari caratteristiche di tali farmaci.
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Posso consigliare la mia stessa cura omeopatica alla mia
amica che soffre dei miei medesimi disturbi?
La peculiarità e la forza della terapia omeopatica
consiste nell’essere assolutamente individualizzata. Quando il Medico
Omeopata prescrive una terapia, la studia per quello specifico paziente,
che presenta un suo particolare modo di essere e di reagire ed una sua peculiare
modalità di risposta agli stimoli esterni (sia positivi che, in particolar
modo, negativi).
A differenza delle terapie “cosiddette convenzionali”, che vengono
prescritte solitamente “contro” qualche cosa (contro il dolore,
contro uno specifico sintomo, contro un agente patogeno esterno come batteri
o virus, ecc.), le terapie omeopatiche vengono prescritte per favorire la
reazione individuale dell’organismo alla malattia. Queste terapie,
in buona sostanza, aiutano e stimolano l’organismo a sviluppare le
proprie risposte.
Ne consegue che queste terapie sono assolutamente individualizzate e, a
parità di patologia e di sintomi, non è affatto detto che
assicurino le stesse risposte in persone diverse.
Ad ogni paziente corrisponde la propria terapia!
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Devo rinunciare all’uso dei farmaci convenzionali
durante una cura omeopatica?
Non vi è una controindicazione all’uso contemporaneo
di farmaci omeopatici e terapie tradizionali, anzi viene ricercata, ove
è possibile e ove necessario, una opportuna integrazione. Uno degli
obiettivi delle cure omeopatiche è comunque quello di ridurre, magari
in maniera graduale, l’uso di terapie “convenzionali”,
sempre tenendo ben presente le condizioni cliniche del paziente. Sarà
comunque sempre il medico a valutare, insieme al paziente, se e quando ridurre
o eliminare del tutto l’uso di terapie convenzionali.
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È vero che la cura omeopatica può causare
un aggravamento iniziale dei sintomi?
Sì, qualche volta può succedere, anche se
questa eventualità è molto rara e comunque, se determinata
dal rimedio omeopatico, è rapidamente seguita da un miglioramento
e alle volte dalla completa guarigione del paziente. Il cosiddetto aggravamento
omeopatico è sempre autolimitante e non va confuso con un aggravamento
persistente segno di una malattia in progressione. La mancata comparsa dell’aggravamento
omeopatico inoltre non significa che la cura prescritta non sia ugualmente
efficace.
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Se assumo inavvertitamente un quantitativo superiore di
medicinale omeopatico rispetto a quello prescritto, devo preoccuparmi?
No, perché l’effetto del farmaco non è
in relazione alla quantità del preparato, ma alla sua qualità,
determinata, a sua volta, dalla sua preparazione. In sintesi è possibile
ipotizzare una azione di tipo energetico indipendente dalla quantità
di sostanza introdotta nell’organismo. Non è mai necessario
contattare un servizio di tossicologia, neanche se un bambino ha accidentalmente
ingerito un intero tubetto omeopatico!
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Se il farmacista non dispone della diluizione prescritta,
posso prenderne un’altra vicina?
Il cambio della diluizione è una prerogativa che
deve essere indicata esclusivamente dal medico omeopata, per cui, se il
farmacista non dispone della diluizione prescritta (ma questa eventualità
oggi è molto rara) è indispensabile chiamare il medico che
ha prescritto il farmaco e concordare direttamente con lui il da farsi.
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Il mio medico curante deve essere informato che mi curo
omeopaticamente?
La collaborazione tra i medici che curano lo stesso paziente
è indispensabile al di là della metodologia utilizzata, per
cui è importante informare il proprio medico curante di essere sottoposto
ad una terapia omeopatica, come d’altra parte è necessario
informare il medico omeopata se si è sottoposti a terapie convenzionali.
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È vero che la medicina omeopatica agisce lentamente?
Le risposte al rimedio omeopatico dipendono dalle condizioni
cliniche del paziente, ma anche dalle capacità del medico di individuare
il giusto medicamento. In ogni caso i tempi di attesa di una risposta alle
cure omeopatiche, devono essere ragionevolmente rapide e in relazione al
tipo di patologia. In generale si può affermare che più è
acuta un’affezione e più rapida dovrà essere la risposta.
Nelle patologie croniche si può attendere sino a un paio di mesi
per un miglioramento rilevabile.
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Esiste un elenco di medicinali omeopatici di pronto soccorso
che conviene sempre tenere in casa?
Premesso che la terapia omeopatica è una terapia
individualizzata per ciascun paziente, è comunque opportuno avere
in casa medicinali che hanno azione soprattutto in patologie acute.
Tali farmaci possono risolvere, dietro consiglio telefonico dell’omeopata
che ha in cura il paziente, alcune situazioni di emergenza di minore rilievo
e, comunque, consentono un primo approccio in attesa della visita del medico.
Può pertanto essere consigliabile avere in casa almeno i seguenti
medicinali (che, è bene rammentare, devono essere assunti “solo”
dopo prescrizione del medico):
• Aconitum napellus 5 CH
• Antimonium crudum 5 CH
• Antimonium tartaricum 7 CH
• Apis mellifica 5 CH
• Arnica montana 15 CH
• Belladonna 5 CH
• Bryonia alba 5 CH
• Cantharis 5 CH
• Chamomilla 15 CH
• Colocynthis 30 CH
• Hepar sulfur 15 – 30 CH (tubi dose)
• Ignatia amara 9 CH
• Ipeca 5 CH
• Magnesia phosphorica 15 CH
• Mercurius solubilis 5 CH
• Rhus toxicodendron 5 CH
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Il mio medico curante ha detto che gli omeopati prescrivono
solo acqua fresca. Lei che ne pensa?
L’omeopatia è una metodica clinico-terapeutica
che ha una tradizione di quasi due secoli. Migliaia di medici l’hanno
praticata e la praticano tutt’oggi e milioni di pazienti hanno avuto
e continuano ad avere benefici dall’uso di questi farmaci in tutti
i Paesi del mondo. Solo in Italia, che non è una nazione in cui si
utilizza molto questa terapia, sono 7000 i medici che prescrivono rimedi
omeopatici e l’8,2% della popolazione si cura con essi. Con un po’
di umiltà ogni medico potrebbe avvicinarsi ad una metodica che lo
arricchirebbe e che potrebbe arrecare tanto sollievo ai suoi pazienti.
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Chi può prescrivere i medicinali omeopatici?
Come per qualsiasi approccio terapeutico, è necessario
che anche i medicinali omeopatici siano prescritti da un medico, il quale
dovrà preventivamente effettuare un corretto approccio diagnostico
e quindi operare, “secondo scienza e coscienza”, la scelta terapeutica
più opportuna.
È indispensabile diffidare di prescrizioni che non siano effettuate
da laureati in medicina e chirurgia o odontoiatria, secondo i canoni della
corretta prassi (su ricettario intestato e sottoscritti dal medico di fiducia).
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Come si assumono i medicinali omeopatici?
I medicinali omeopatici vengono principalmente, ma non
esclusivamente, venduti in TUBI GRANULI e DOSE GLOBULI. Nel caso dei granuli,
il medicinale si assume, nella diluizione prescritta dal medico, lasciando
disciogliere, possibilmente sotto la lingua, il numero dei granuli prescritti.
È buona norma non toccare con le mani i granuli, versandoli nel tappino
della confezione prima di passarli direttamente in bocca.
Analogo discorso vale anche per la dose GLOBULI, con la differenza che il
contenuto di questo tubo deve essere direttamente vuotato in bocca, dove
viene lasciato disciogliere possibilmente sotto la lingua.
In pediatria, in particolar modo nel caso di lattanti, si può sciogliere
il medicinale in un dito di acqua tiepida naturale, non gasata.
Quando è possibile, è consigliabile mantenere in bocca il
medicinale per qualche secondo, al fine di facilitare l’assorbimento
attraverso la mucosa orale.
È di norma consigliabile, tranne diverse indicazioni del proprio
medico, assumere i medicinali omeopatici almeno un quarto d’ora prima
dei pasti e a distanza da sostanze particolarmente spezziate o aromatizzate
(menta, canfora, caffè, ecc.), che possono inibire gli effetti terapeutici
dei medicinali omeopatici. Per la stessa ragione, è consigliabile
assumere questi medicinali a distanza dall’uso di dentifricio.
Esistono anche altre forme farmaceutiche prescritte dai Medici Omeopati
(gocce, colliri, sciroppi, supposte, fiale bevibili) che devono essere assunte
sempre nel più rigoroso rispetto delle indicazioni del proprio medico.
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I medicinali omeopatici hanno effetti collaterali?
Come qualsiasi medicinale, anche quelli omeopatici possono
avere qualche piccolo effetto collaterale. Rispetto ai cosiddetti “medicinali
convenzionali”, gli effetti collaterali dei farmaci omeopatici hanno
però minore gravità e durata e sono, di solito, facilmente
reversibili.
In alcuni casi è poi possibile che si verifichi un iniziale lieve,
fugace e del tutto transitorio aggravamento della sintomatologia. Questo
tipo di aggravamento, caratterizzato dalla fugacità e benignità
delle manifestazioni, non è un “effetto collaterale”
in senso stretto e può essere interpretato in maniera positiva, rappresentando
la manifestazione della reazione “positiva” dell’organismo
del paziente al farmaco assunto.
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I medicinali omeopatici hanno una scadenza?
La scadenza dei medicinali omeopatici è stabilita
per legge ed è fissata a cinque anni, anche se teoricamente questi
farmaci, se ben conservati, potrebbero avere una scadenza decisamente superiore.
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Quali sono le forme farmaceutiche dei medicinali omeopatici?
I medicinali omeopatici vengono venduti prevalentemente
sotto forma di tubi contenenti granuli composti da una supporto di saccarosio
e lattosio imbevuto nella sostanza prescritta dal medico. In altri casi
vengono prescritte le cosiddette dosi globuli, il cui contenuto, rappresentato
da globuli di dimensioni più piccole rispetto ai granuli, ma realizzato
con le stesse sostanze, deve essere utilizzato come una dose unica ed assunto
tutto in una volta.
Esistono in commercio anche altre forme farmaceutiche, come colliri, gocce,
sciroppi, supposte e fiale bevibili.
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Come si svolge la visita omeopatica?
Possiamo schematicamente suddividere la visita omeopatica
in due parti. Nel corso della prima parte il Medico Omeopatico ha un approccio
cosiddetto “convenzionale”, con una normale raccolta dei dati
anamnestici e della storia clinica del paziente, un regolare ed approfondito
esame obiettivo, la prescrizione di eventuali accertamenti diagnostici (ad
es. esami di laboratorio, esami strumentali, accertamenti radiologici, ecc.),
e la formulazione di una diagnosi.
La seconda parte della visita omeopatica è finalizzata ad una più
approfondita conoscenza non solo, e non tanto, di “quella malattia
in quel malato”, quanto, e soprattutto, di “quel malato con
quella malattia”. L’attenzione si sposta, in altre parole, sul
paziente, sul suo modo di essere e di reagire, sia durante le sue fasi di
equilibrio psico – fisico, che in relazione agli scompensi indotti
dalla malattia.
Il confronto e l’integrazione fra le due parti della visita omeopatica
porteranno il medico alla scelta della terapia più opportuna per
“quel” paziente.
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La medicina omeopatica è una medicina preventiva?
L’approccio omeopatico consente al medico talvolta
di intuire quali siano le patologie alle quali il paziente è più
predisposto, ancora prima che queste si manifestino (non rappresentando
tuttavia questa una “vera” medicina preventiva). È evidente
peraltro che la predisposizione ad una malattia, non corrisponde alla certezza
assoluta che questa malattia prima o poi comparirà.
In conseguenza pertanto dei dati che possono emergere nel corso della visita
omeopatica, il medico può suggerire al proprio paziente una serie
di elementi (di ordine dietetico, igienico o terapeutico) utili per prevenire
quelle patologie alle quali sembrerebbe predisposto.
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La terapia omeopatica è efficace nei bambini?
I bambini sono i pazienti che spesso si avvantaggiano
di più dall’uso dei farmaci omeopatici, e questo per diverse
ragioni :
a) sono soggetti che rispondono meglio perché meno “inquinati”
da altre terapie;
b) accettano ben volentieri una terapia non traumatica e facilmente somministrabile;
c) l’omeopatia è una terapia che rispetta il loro sistema immunitario
in maturazione, anzi cerca di equilibrarne le risposte;
d) l’omeopatia è una terapia che limita il fenomeno dell’antibioticoresistenza
o gli effetti collaterale indotti da medicinali non perfettamente tollerati.
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La terapia omeopatica ha controindicazioni in corso di
gravidanza?
Spesso i farmaci “convenzionali” sono controindicati
in gravidanza e, in questa fase della vita di una donna e del bambino che
nascerà, l’omeopatia può rappresentare l’unica
risposta per migliorare e curare patologie e sintomi che spesso le donne
sopportano pazientemente. Il momento del parto può inoltre essere
raggiunto e superato brillantemente senza ricorrere a farmaci convenzionali,
mediante l’uso di medicinali omeopatici che modulano ed equilibrano
le contrazioni uterine e lo stato di ansia che spesso le accompagna.
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Quale è la posizione della medicina omeopatica nei
confronti delle vaccinazioni?
Bisogna premettere che la posizione sui vaccini degli
omeopati non è univoca. Vi sono scuole di pensiero che sono contrarie
ad ogni tipo di vaccinazione, ed altre, come quella rappresentata dalla
Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata (SIOMI), che riconoscono
la validità e l’importanza dei vaccini, ma che evidenziano
anche i possibili pericoli all’uso a volte improprio su tipologie
di pazienti che andrebbero quantomeno preparati prima di essere sottoposti
a vaccinazione. La nostra posizione è dunque favorevole all’uso
dei vaccini, ma con l’accorgimento di preparare i bambini, specie
quelli più sensibili, con un’adeguata terapia omeopatica che
riduca gli effetti secondari di queste sostanze.
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Che cosa si cura con l’omeopatia?
Non è possibile essere esaustivi su questa domanda.
L’omeopatia cura “l’individuo” affetto da una determinata
patologia, quindi in teoria potrebbe curare o meglio essere utile in qualsiasi
malattia. In pratica, come avviene anche per i farmaci chimici, vi sono
soggetti che rispondono meglio ed altri che non rispondono affatto alla
terapia. Secondo l’esperienza di tanti colleghi omeopati, questa terapia,
eventualmente utilizzata in maniera integrata a terapie convenzionali, può
essere utile in tutte le patologie che affliggono l’umanità,
poiché si rivolge all’individuo e non alla singola malattia.
Resta comunque di tutta evidenza come vi siano patologie, come ad esempio
quelle di pertinenza strettamente chirurgica (ma non solo), per le quali
non via sia un’indicazione diretta alla terapia omeopatica.
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Perché i medicinali omeopatici sono venduti solo
in farmacia?
Perché sono dei farmaci e come tutti i farmaci
devono essere dispensati dalle farmacie, dietro una prescrizione medica
o quanto meno su consiglio di un farmacista esperto di questa metodica terapeutica.
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Per quale ragione sulle confezioni dei medicinali omeopatici
non sono riportate la composizione, la posologia, le indicazioni, ecc.?
I farmaci omeopatici curano “l’individuo”
affetto da una determinata patologia e non la malattia come tale, per cui
non è possibile suggerire l’indicazione e la posologia poiché
esse sono in stretta relazione al singolo paziente. Per quanto riguarda
la loro composizione, i farmaci omeopatici in globuli o in granuli sono
formati da una miscela di saccarosio e lattosio in cui nella fase di preparazione
è stato impregnato il principio attivo che viene indicato sulla confezione,
unitamente alla diluizione stessa.
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Le cure omeopatiche possono essere rimborsate?
Come tutti i farmaci della classe “C” anche
il costo dei medicinali e delle visite omeopatiche, se accompagnato dalla
ricetta, dallo scontrino del farmacista e dalla fattura del medico, possono
essere detratti dalla dichiarazione dei redditi.