Quelli che… il sabato scoprono l’acqua calda!!!

(di Vittorio Canavotto, studente Watsu Italia, dipendente Anffas Onlus Torino, da sempre       “caso particolare”)

I protagonisti della “Watsu experience” di seguito descritta sono alcuni ospiti della
Comunità Alloggio di Intervento Temporaneo CAIT, un servizio residenziale destinato ad
accogliere in maniera temporanea persone adulte con disabilità, residenti in Torino,
gestito dall’Associazione Anffas Onlus Torino.
Si tratta di un servizio unico nel suo genere, in quanto gli inserimenti sono legati
alla gestione di situazioni di emergenza o all’erogazione di momenti di “sollievo” in favore
di persone disabili e delle loro famiglie. Per questo motivo il turnover degli ospiti è
piuttosto elevato, le permanenze hanno una durata limitata e variabile (spesso non
definita a priori) e l’utenza è estremamente varia (da persone con lieve ritardo mentale o
con disabilità puramente fisiche a persone con gravi compromissioni e completamente
dipendenti).
Queste peculiarità del servizio rendono particolarmente complesso riuscire a
proporre agli ospiti delle attività strutturate o anche soltanto delle occasioni di
socializzazione ed inclusione che tengano conto delle esigenze dei singoli. Nonostante
questo dato di realtà, gli operatori continuano imperterriti a cercare, sperimentare,
proporre situazioni, spesso partendo dalla propria esperienza e dall’idea di condividere
qualcosa di vissuto in prima persona (dalla bevuta nella birreria di fiducia al Watsu, dalla
scampagnata nella casa di famiglia all’improbabile weekend di paura sulla riviera ligure).
Per quanto riguarda il discorso acquatico, in passato qualche tentativo più o meno
estemporaneo era stato fatto, con apprezzamenti variabili (“Vito, la prossima volta
andiamo in piscina a nuotare? Non a fare quella roba giapponese che fai tu…”) ma con
esito decisamente confortante. L’occasione di fare da modelli sia pure per una pratica non
ben definita (nonostante le spiegazioni preliminari del caso) si è presentata in un
momento in cui stranamente tra gli ospiti vi era un gruppetto relativamente omogeneo di
persone con disabilità lievi e prevalentemente fisiche, disposte a mettersi in gioco… Il
resto è Storia.
Sabato 26 maggio 2012 - Villastellone (TO) - “Mulino del Benessere”, primo
pomeriggio…
Un manipolo di arditi (e ardenti) ospiti e operatori della Comunità di Intervento
Temporaneo CAIT sbarca, in una sorta di allunaggio, nel parcheggio antistante al centro
benessere… Dai bagagli al seguito (borse piscina, carrozzine, sedia comoda, ecc.)
sembrano intenzionati a colonizzare il posto, o quanto meno ad intrattenersi non solo un
paio d’ore. Ad attenderli un gruppetto di motivati (e un po’ timorosi, inizialmente) studenti
di Watsu, alle prese con un corso specifico sull’adattamento di questa pratica corporea ai
“casi particolari”.
Tra questi (studenti o casi particolari? Entrambi!) il sottoscritto, immeritatamente
artefice di questo connubio tra interessi per nulla conflittuali.
Il centro non è esattamente privo di barriere architettoniche, ma non ci sono
ostacoli capaci di impedire questo incontro. Cambi di carrozzina degni dei box Ferrari,
cambi di calzatura degni della moviola, docce preliminari e poi finalmente si scende, non
in campo, ma in acqua. Le inevitabili difficoltà di ammaraggio vengono superate
brillantemente: c’è chi viene issato e portato in trionfo sulla comoda manco fosse un
faraone, chi non vedendo a sufficienza ha bisogno di un attimo di ambientamento e
chiede comprensione e sostegno.Non sarà la vasca del famoso film Cocoon, ma scendere quei 3-4 gradini apre un
mondo nuovo. La piacevolezza del contatto con l’acqua calda fa sì che si aprano sorrisi, si
condividano esclamazioni di stupore… Il conduttore non fa in tempo a proporre di
esplorare lo spazio, perché sono già tutti in movimento. Non è nemmeno la vasca di
Lourdes, ma l’acqua calda scioglie le tensioni muscolari, libera le articolazioni, sostiene il
corpo e affranca dalla gravità (in senso lato). Dopo un momento di ambientamento si
formano coppie e trii… Chi accoglie propone innanzitutto un lavoro di rilassamento con
ausili galleggianti (cuscini, “tubi”).
Si entra in contatto, si ascolta quello che il corpo di chi riceve ha da raccontare, si
attende senza forzare. Si costruisce un dialogo silenzioso, si gettano le basi per consentire
a chi galleggia di affidarsi a chi lo sostiene anche senza “salvagente”. Le diagnosi e le
etichette, utili per evitare situazioni controindicate ma zavorra nell’avvicinare una
persona, sono state lasciate nella sala di teoria. Frequento situazioni di questo tipo da
alcuni anni, ma raramente ho percepito un’atmosfera così sacrale e intensa…Ogni sessione meriterebbe un resoconto dettagliato, ogni incontro è a sé. Dopo il
rilassamento e le proposte di movimento in galleggiamento, i corpi sono più sciolti, i visi
trasfigurati. Prima di concludere viene nuovamente proposto di esplorare lo spazio, ed è
evidente a tutti che qualcosa è cambiato. Non è solo la maggiore confidenza con
l’ambiente… è un appoggio diverso dei piedi sul fondo della vasca, un maggiore equilibrio
nell’incedere. Il momento finale di condivisione in cerchio viene abolito, perché quando si
assiste ad un’iniziativa motoria spontanea (affrontare i gradini per uscire) da parte di chi
abitualmente deve dipendere dall’iniziativa altrui non si può fare altro che ascoltarla ed
assecondarla, con buona pace dei programmi di massima.
Nell’aria restano tracce persistenti di questa atmosfera, che almeno nell’immediato
non viene lavata via dalle docce o dal ritorno a contesti più abituali. Tutti hanno parole di
soddisfazione per l’esperienza, e gli occhi dicono tutto quello che le parole non riescono
ad esprimere, anche per chi di solito non ha grosse difficoltà ad usarle e si scopre
improvvisamente afono. Gli studenti hanno appreso qualcosa che non poteva essere
trasmesso se non attraverso questo incontro…
Una delle cose piacevolmente sorprendenti di questa esperienza è stato il modo in
cui spontaneamente le persone coinvolte si sono trovate a parlarne tra loro… a
raccontarne a chi non c’era… a scriverne… Chi con testi scritti, chi con “immagini”, chi con
sguardi emozionati, chi con un po’ di pudore, ma tutti hanno avuto modo (e forse
necessità) di “rappresentare” l’esperienza. Da qui l’idea di rendere, previo consenso,
pubblico questo materiale.
Dal nostro inviato Pino...
Il pomeriggio del 26 ultimo scorso andai a Villastellone con 4 miei compagni (…)
per essere massaggiati in tutto il corpo dalle Sig.re massaggiatrici, e ci accompagnarono il
Sig. Fabio e sua moglie Manuela. Il tragitto fu breve, perché partimmo da Torino alle 14
ed arrivammo sul posto alle 15. Di questo piccolo viaggio possiamo dire “grazie” al Sig.
Vittorio, sì, perché tempo addietro aveva parlato con la Sig.ra Katia chiedendo chi poteva
venire a Villastellone ed Ella, dopo aver chiesto chi voleva andare in piscina, scelse noi.
Col Sig. Gobbo fermammo il furgoncino davanti ad una casa (?), la Sig.ra Manuela
suonò alla porta, il Sig. Vittorio ci presentò alle massaggiatrici e dopo esserci “cambiati”
entrammo in una vasca con acqua quasi calda. Ognuno di noi accompagnato dalle
massaggiatrici, passeggiammo tenendoci con una mano, poi ci dissero di stenderci supini
mettendoci sotto alla testa un cuscino (di gomma?) ed un tubo di gomma sotto le gambe.
Poi ci massaggiarono tutto il corpo, incominciando dai piedi, arrivando alla testa e
toccandoci pure la faccia. Mentre la massaggiatrice di nome Marina mi toccava per farmi
rilasciare, chiusi gli occhi restando così per alcuni minuti. Mentre noi eravamo in vasca, la
signora Manuela e suo marito ci fotografavano nell’acqua tiepida.
Il tempo passò in fretta, così arrivò l’ora di uscire per lasciare ad altre persone il
posto. Partimmo da Villastellone verso le 17, arrivando a Torino verso le 18, tutti contenti.
Speriamo che ci sia una seconda volta, perché tutti eravamo contenti”.
Altri pareri illustri…
“E’ stata un’esperienza fantastica… bella soprattutto la piscina, tutta azzurra… e
sentire la musica quando mettevi la testa sotto…” (S.)
“Che bello, quando torniamo? Nell’acqua mi sembrava di essere massaggiata da
100 mani…” (B.)
“Camminando nell’acqua, sembrava che persino le piastrelle mi massaggiassero…”
(Vito)

Nessun commento:

Posta un commento