UNO CON L'ACQUA di KELI PROCOPIO (tratto da Rassegna Stampa WATSU ITALIA)

Watsu: uno con l’acqua

(di Keli Procopio)
All’inizio il nostro pianeta non era altro che un caos di fuoco una nube di particelle di
materia uguale a tanti altri ammassi stellari nell’universo. Tuttavia qui è nato il miracolo
della vita. Oggi la vita, la nostra vita è solo un anello della catena degli innumerevoli eventi
che si sono succeduti sulla Terra nel corso di 4 miliardi di anni…
L’atmosfera primordiale era priva di ossigeno, densa carica di vapore acqueo, priva di
anidride carbonica, una fornace. La terra si raffreddò, il vapore acqueo si condensò e
ricadde sotto forma di piogge torrenziali.
Alla giusta distanza dal sole, non troppo lontano, non troppo vicino, la terra è in
equilibrio perfetto che le permette di conservare l’acqua allo stato liquido. L’acqua traccia
dei percorsi come le vene del corpo umano, come i rami degli alberi, come vascelli che
portano linfa vitale al Pianeta. I fiumi trassero minerali dalle rocce e li dissolsero
gradualmente nell’acqua dolce degli oceani, e gli oceani diventarono salati. Da dove
veniamo, come si è creata la prima scintilla di vita? …….
Il motore della vita è la connessione, tutto è collegato, niente basta a se stesso, acqua
e aria sono inseparabili, unite nella vita e per la nostra vita sulla Terra, la condivisione è
essenziale…” (dal film: HOME).
Questa premessa è tratta da un film capolavoro, progetto di Luc Besson, la cui
protagonista è lei, Madre Terra.
Il messaggio è un richiamo al “risveglio”, una testimonianza di come l’uomo pur
essendo l’ultimo arrivato su questo pianeta, sia riuscito a cambiarne il corso, sia riuscito a
modificarne ecosistemi delicati, abbia cercato di dominare una natura selvaggia e
incontaminata. Natura che per i nostri antenati, per i popoli ad essa legati, è stata la
Maestra, la Divinità da onorare, da ringraziare, da rispettare, l’uomo non era separato da
essa, ne era parte, un umile figlio al suo servizio.
I nativi sapevano bene che ogni gesto contro di lei, avrebbe rappresentato un’azione
contro gli uomini stessi, perché non esiste separazione, siamo indissolubilmente connessi.
Allora da cosa nasce questa idea di separazione? Che cosa ci ha portato a pensare che
possiamo sfruttare il pianeta, le sue risorse, che possiamo fare guerre, distruggere altri
simili, nutrirci dei nostri amici animali, senza subirne catastrofiche conseguenze pensando
che una nostra azione insensata non si ripercuota su tutto il Sistema?? Questa idea di
essere separati è tutta una mera illusione, una convinzione nata da un sistema basato sul
controllo, sulla ragione, dalla convinzione di poter spiegare tutto, e di poter misurare ogni
evento ogni manifestazione.
Anche la scienza ha dovuto arrendersi all’evidenza, ha dovuto rivalutare paradigmi dati
per assoluto, ha dovuto allargare la visione e far proprio un sistema che non dà certezze,
che non è misurabile ma che considera l’essere umano come parte di un Tutto
interconnesso.
Mi piace ancora dare uno sguardo indietro nel tempo, per ricordare la nostra origine,l’origine
 delle prime forme di vita su questo Pianeta, che dai primi batteri in acqua si
sono sviluppate in forme sempre più complesse, e, passando attraverso numerose
evoluzioni, hanno conquistato un posto sulla Terra.
Nel 1924, Aleksandr Oparin, un biochimico russo, ipotizzò che la vita si era evoluta da
composti organici presenti nell'oceano primordiale. Stanley Miller sperimentò questa teoria
nel 1953. In laboratorio Miller combinò i gas presenti nell’atmosfera primordiale colpendoli
con una scarica elettrica, il risultato fu che riuscì a creare un brodo primordiale contenente i
4 aminoacidi essenziali a formare le proteine presenti in ogni forma di vita, di cui ancora
oggi ne fanno parte gli abitanti di questo Pianeta. In pratica ogni forma di vita ha ancora in
sé l’impronta biochimica primordiale di matrice oceanica.
Le nostre cellule ne sono una testimonianza, composte di una sostanza simile all’acqua
degli oceani. E’ nell’acqua che ritorniamo agli arbori del tempo, è nell’acqua amniotica che
il feto si sviluppa in 9 mesi di crescita e cambiamento che porta con sé tutte le nostre fasi
evolutive. Non c’è da stupirsi allora se quando stiamo galleggiando in acqua, magari a
temperatura corporea, il nostro sistema attiva tutta una serie di sensazioni, ricordi,
memorie corporee che riportano a quello stato dell’essere dove si era uno con il Tutto, in
totale fusione con l’esistenza. In questo spazio di coscienza dove non esiste separazione
alcuna, dove possiamo ritrovare quella verità che dentro di noi nel nostro profondo
riconosciamo: siamo tutti Uno, siamo tutti parte del Tutto.
E questa unione la possiamo ritrovare dentro di noi, e con la persona che ci sta
sostenendo facendoci amorevolmente danzare nei flussi dell’acqua. Al di là delle
sequenze che si possono apprendere, al di là degli stiramenti che si possono creare, Watsu
è un’esperienza di profonda connessione e unione prima di tutto con noi stessi, con la
persona che ci sostiene, con l’Acqua e con gli elementi tutti, con tutto il Pianeta.
Avanzate ricerche neurofisiologiche condotte dal dott. Nitamo Montecucco sull’attività
cerebrale di persone durante bagni nelle acque termali, hanno mostrato un forte aumento
della sincronizzazione cerebrale che può permanere a lungo.
Per sincronizzazione cerebrale si intende una coerenza tra le onde dei due emisferi, la
parte destra del cervello che comunica con la parte sinistra. Non più separati, razionale o
intuitivo, maschile o femminile, ma due parti che possono scambiarsi informazioni,
comunicare tra loro inviare messaggi, creare un terreno per una salute globale.
Questi esperimenti hanno anche dimostrato che quando due persone entrano insieme
in una vasca termale, questa profonda connessione avviene anche tra i loro cervelli e i
loro corpi, una sottile empatia che permette una comunicazione profonda al di là delle
parole, una comunicazione fatta di silenzi, di risonanze, di battiti di cuori. In acqua,
nell’esperienza di dare e ricevere Watsu, le barriere invisibili che ci separano l’un l’altro si
sciolgono come neve al sole, per lasciare spazio alla pura coscienza di esistere in un unico
spazio di consapevolezza.

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